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da “Modi e mondi del gioiello” di Anna Cecilia Russo, 2013

Posted by ArtWB8y67s in critica

[…] Il percorso creativo di Stefania Lucchetta si snoda quindi tra forma e tecnologia, attraverso una ricerca, appunto formale, impossibile da raggiungere con le sole mani, applicando le più innovative conquiste tecnologiche, con un misto di rottura d’avanguardia e curiosità da laboratorio, al mondo del gioiello.
“Se cerco di sintetizzare la mia storia direi che è un continuo tentativo di andare al di là di ciò che era possibile ieri, cercando di usare tutti i mezzi oggi disponibili.”
La forte spinta verso un’innovazione possibile e la voglia di interpretare al meglio lo spirito contemporaneo diventano per Stefania Lucchetta, non tanto motivo di scontro diretto con la tradizione del fatto a mano, quanto provocazione e necessità di percorrere una strada diversa, lungo le rotte dell’industrial design e di una progettazione culturalmente consapevole, che nel 2005 trova sbocco nella sua adesione all’ADI, e in sperimentazioni di nicchia in bilico tra arte e design, vicine quindi a ciò che sempre più spesso risponde oggi al nome di Design Art.
Produzioni quindi in edizione limitata, apparentemente in contrasto con la serialità a grandi numeri del design, ma in pieno accordo, ancora una volta, con le riflessioni di Munari secondo cui L’archetipo vale di più nel futuro del prodotto in grande serie, e perfettamente in linea con un’affermazione di Enzo Mari che Stefania Lucchetta negli anni ha fatto un po’ sua: La qualità di un progetto dipende dal grado di cambiamento culturale che innesca.
Spalancare le porte di uno degli ambiti più tradizionali delle arti dette applicate al “fatto a macchina”, sostituire al modellista e alla modellazione manuale della cera i software di modellazione tridimensionale, un cambiamento culturale lo ha innescato di certo, al punto da accendere sia la polemica sul fronte del conservatorismo del settore orafo, che l’interesse e gli apprezzamenti della stampa e della critica internazionale.
[…] Lo spirito contemporaneo si esprime nei gioielli di Stefania Lucchetta anche attraverso il mix di materiali “luxury” e low cost. Resine e diamanti possono convivere in uno stesso anello fatto a macchina, dove però è il progetto in sé a decretarne il valore: l’unicità di un gioiello nato grazie al Computer Aided Design e nonostante ciò lontano dagli schemi del fashion, delle tendenze e destinato quindi a determinare una sua specifica circoscrizione spazio-temporale.
Usare i mezzi della contemporaneità pur restando estranei ai condizionamenti contemporanei. Interpretare al meglio l’oggi, la precisa accezione del qui e ora pur modulando la propria creatività su forme atemporali, perché vicine alle linee rintracciabili nelle forme della Natura: impronte digitali, piuttosto che spugne marine, o geometrie “concrete” dello spazio. Il risultato è riscontrabile nelle complesse architetture indossabili, nei gioielli di Stefania Lucchetta che oltre a emergere con una precisa identità e riconoscibilità dal caos della creatività anni duemila, si integrano perfettamente con le linee del corpo di chi li indossa in una giusta sinestesia somatica.
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14 Ago 2013